IC ATTIGLIANO

INCONTRO CON WILLIAM BLAKE_Classe 1°D

Gennaio, 2017.

Un suggerimento che viene da lontano ci porta in classe -la 1°D- alcuni versi di una poesia di William Blake:

 

«Ogni notte e ogni mattina

nascono alcuni al soave diletto

nascono alcuni all’infinita notte.

ogni notte e ogni mattina

nascono alcuni alla rovina

nascono alcuni al soave diletto,

nascono alcuni all’infinita notte…»      

W. Blake 1757-1827

 

Senza cercare interpretazioni, la leggiamo e rileggiamo e lasciamo che produca in noi una qualche risonanza.

Di seguito i testi che ognuno ha liberamente prodotto su ispirazione di Blake.

Segnaliamo i versi di Victoria che, con gentilezza, ha in un certo senso completato l’opera, tanto da meritarsi l’appellativo di “William-Victoria”.

E ancora il racconto di Serena, di cui mai più scorderemo la lacrima che scivola…

Buona lettura…

 

POESIA di Agabiti Martina

Ogni notte ogni mattina

nascono alcuni alla vita

nascono alcuni allo splendido sole,

nascono alcuni all’infinita notte.

 

Per me questa poesia di William Blake mi fa pensare ai bambini nati sfortunati e con malattie.

 

PRIMA COSE BELLE, POI COSE BRUTTE di Vacarescu Serena

Era una giornata d’inverno, era pomeriggio, ma il sole era già tramontato da un po’.

Mamma mi ha chiamato, mi ha detto di prendere la giacca. Io l’ho ascoltata.

Ero contenta, non vedevo l’ora di uscire. Siamo entrate in un negozio di scarpe.

Lì, c’erano quelle che mi piacevano. Erano bianche, rosa, con gli strappi.

Mamma mi ha detto di indossarle perché me le avrebbe comprate. Le ha pagate e siamo andate via.

Io con le mie nuove scarpe ci saltavo, correvo, giocavo…

Ad un certo punto abbiamo incontrato una macchina parcheggiata, potevamo sia andare a destra che a sinistra, solo che a destra c’era la strada e proprio in quel momento passavano tantissime auto che stavano per sfiorare quelle parcheggiate, così siamo andate a sinistra, per sbrigarci. Faceva freddo.

Avevamo un piccolo spazietto perché da una parte c’era la macchina e dall’altra una bacheca in ferro, proprio all’altezza della mia testa.

Mamma mi ha subito detto: “Serè, stai attenta che ti puoi far male con quel coso di ferro!”.

Io avevo sentito, solo che tutto quello che mi aveva detto mi era entrato in un orecchio e uscito dall’altro.

Indovinate cosa è successo!

Sono andata a sbattere proprio in quell’angolo. Mi sono messa a piangere.

Mamma ha preso un fazzoletto e mi ha detto che dovevo stare calma, non era nulla di grave.

In una piccola vetrina mi sono specchiata, mi scendeva un po’ di sangue.

Io e mamma eravamo tristi anche se non era successo nulla, avevo un piccolo taglio.

Una lacrima è scivolata sul mio viso ed è caduta sulla punta delle mie scarpe bianche rosa.

Con quel taglio in fronte non stavo molto bene.

Avrei solo voluto che la frase di mamma mi fosse rimasta in testa, perché quella cicatrice mi è rimasta, sulla pelle e nella mente.

 

WILLIAM BLAKE di Victoria Solodkyy

Ogni notte, ogni mattina

nascono alcuni all`infinita notte.

Ogni notte e ogni mattina

nascono alcuni alla mattina

nascono alcuni al soave diletto

nascono alcuni all`infinita notte.

E nascono alcuni nel mezzo della sera,

nasce, ride, muore qualcuno ogni momento

insomma qualcuno nasce in qualsiasi

momento. Penso sempre…  le persone

nate la sera sono felici

quelli nati la notte

allegri, e i nati la mattina

tranquilli…

 

POESIA DI WILLIAM BLAKE di Gregorio Moretti

Questa è una poesia di William Blake, poeta nato nel 1752 e morto nel 1827.

Secondo me questa poesia significa che ogni giorno e ogni notte nasce un bambino o bambina con una condizione economica differente da altri.

Tutto ciò sta a significare che nel mondo ci sono persone ricche, povere e con condizioni economiche “normali”.

Può significare anche che il proprio destino sarà in gran parte determinato dalle condizioni economiche della nascita di ciascuno.

 

COSA TI FA PENSARE LA POESIA DI WILLIAM BLAKE di Emanuele Martino

Quando leggo i versi della bella poesia di William Blake, penso subito alle tante persone sfortunate che vivono la loro vita tristemente perché non sono aiutate da nessuno, e per questo si sentono isolate dal mondo, come per esempio i clandestini.

Essi lasciano i loro paesi a causa della fame, della guerra o di altre problematiche, per cominciare una vita più felice e tranquilla, ma per questo mettono a rischio la loro vita e quella dei loro familiari nei lunghi viaggi sul mare, per i quali si servono solamente di barconi, o persino di semplici gommoni che, imbarcando acqua, sprofondano nel mare portandosi dietro tante persone innocenti.

Per molti di essi, così, il viaggio intrapreso non segna l’inizio di una nuova vita, piena di luce e di gioia, bensì la fine della loro esistenza.

Mi viene di pensare anche a quelle persone che, pur vivendo una vita normale, anche nei momenti più gioiosi sono tristi e pensano solamente a cose negative a causa del loro carattere eccessivamente sensibile.

Ma mi fa pensare anche ai bambini che nascono e trascorrono la loro esistenza nel terzo mondo, per i quali la loro vita non potrà mai essere piena di luce, perché nascono già con malattie e sono destinati a soffrire, o persino a morire, per la fame e la sete.

Mi piacerebbe che il mondo sia lucente per tutti e che non esistano più piaghe ad oscurare la nostra esistenza. Vorrei che tutti nascano “al soave diletto”.

 

ERA SOLO UN SOGNO di  Chiara Fantauzzi

Leggendo questa poesia penso a una persona che durante  la notte sogna delle persone a lui care, a cui tiene, di cui immagina svaghi e divertimenti che vorrebbe si realizzassero nella vita, e ciò gli provoca delle sensazioni  forti perché gli sembra vero, ma come dice la poesia “nascono alcuni alla rovina”, però non si realizzano nella vita quotidiana, rimangono sogni.

Una volta è successa anche a me una cosa simile; avevo sognato che stavo partendo insieme alla mia famiglia per una vacanza ai Caraibi, ero veramente felice, poi mi risvegliai e realizzai che tutto ciò non era vero, ma si trattava di un sogno.

 

VIETATO ARRENDERSI  di Alessandra Golfieri

Dalla breve poesia che ho letto di William Blake , mi è rimasto dentro un concetto non del tutto semplice.

Anche se si nasce in povertà o in una situazione difficile, secondo me non bisognerebbe mei perdere le speranze e cercare sempre di inseguire i propri sogni.

“Povertà”, una parola difficile da etichettare, non mi piace la definizione che si trova sui vocabolari, mi piacerebbe dargliene una nuova: non aver nessuno su cui contare, cioè la cosa più brutta che possa succedere.

Un altro aspetto che mi è rimasto della poesia è che ci dovremmo rendere conto che siamo più fortunati di quanto pensiamo, anche se non abbiamo l’ultimo modello della console più costosa.

Ci sono momenti in cui a tutti pare di essere nell’infinita notte, quando ci sembra che non ci sarà mai l’arrivo e che dobbiamo sempre lottare, invece no, c’è sempre una vittoria, e magari se arriverà più tardi, sarà ancora più meritata.

L’infinita notte può durare anche per un solo secondo, un secondo in cui ti sembra che il mondo abbia deciso di non collaborare, ma poi, una volta usciti dall’infinita notte, ascoltate tutti: ci sarà sempre la luce, una luce pura che è stata seconda ad un momento difficile, sì,  ma che porterà   serenità, allegria, positività.

E’ importante essere positivi anche quando è quasi impossibile, e se cerchiamo di esserlo, non sarà più impossibile perché quando si pensa positivo si ha tutta un’altra prospettiva della vita: un paesaggio in cui sta piovendo, diventa un’opportunità per divertirsi un po’ e saltare nelle pozzanghere.

Bisogna trasformare gli sbagli in opportunità. Un’unica regola per uscire dall’infinita notte? MAI ARRENDERSI!!

 

LA POESIA di Giovanni Maria Filiberti

La poesia non mi ispira tanto ma mi ha fatto pensare a questa cosa:

che chi è nato all`infinita notte è una persona che abita in un paese povero, bombardato dalle guerre con tanta sofferenza.

Ma penso che William Blake si riferisse ai poveri dell’antichità, mentre chi è nato al soave diletto siamo noi, ma sopratutto i ricchi (spacconi).

 

POESIA di Samuele Migno

Ho letto molte volte questa poesia e secondo me parla di due tipi diversi di persone.

Alcuni nascono per fare una vita tranquilla, forse anche perché hanno un carattere che li aiuta ad affrontare meglio i cambiamenti della vita.

Altri, invece, avendo un carattere più sensibile, sono destinati già dalla nascita a soffrire e a trovare più difficoltà nella vita.

Con questi pensieri leggere la poesia mi ha fatto venire un po’ di tristezza, anche se comunque penso che le persone possono decidere di cambiare.

 

di Francesco Piergiovanni

Leggendo questi versi di William Blake penso che la sua poesia si riferisca al destino degli uomini.

Alcuni nascono predestinati ad avere una vita gioiosa e ricca di serenità, mentre altri sono predestinati ad avere una vita piena di problemi e di sofferenze.

 

TESTO DELLA POESIA     di Alessia Migno

La poesia di William Blake  mi dà l’impressione di essere una poesia che si basa sulla vita e la morte, oppure il paradiso e l’inferno. Questa è una poesia in cui io ho davvero difficoltà a capirne il significato.

Così ho provato a fare ricerche  ma purtroppo non ho trovato nulla di interessante, fino ad un sito che interpreta questa poesia così, con questa frase: “William Blake  diceva sempre così: creare un sistema oppure finire schivo di quello di un’altro uomo”. 

E’ difficile capire anche questa frase; allora ho guardato ancora un po’ e, grazie a quegli appunti, ho capito che è una poesia  religiosa che parla di Dio e del diavolo. Parla di persone che morte, cioè  addormentate, si “risvegliano” nella  casa di Dio, diventano luce. Mentre quando si svegliano nell’“infinita notte” vuol dire che non si sveglieranno mai, che questa è la loro punizione.

 

IL BUIO INFINITO        di Lucrezia Catalani

Un nodo si formò nella mia gola, le mani rosse e sudate tremavano, intrecciate ad esse le mani fredde di mia madre. Sdraiata, con nemmeno un po’ di forza, mi muovevo; entrai in una stanza buia, solo illuminata da luci bianche. Un signore con un vestito bianco disse a mia madre: “Signora, può lasciare sua figlia, starà in buone mani”. Il nodo alla gola cominciò a stringermi, piansi, guardai mia madre, mi accarezzò e mi disse: “A tra poco Lulù”.

Il signore disse: “Se vuole può aspettare fino a quando non si addormenta”. “Ok” disse mia madre. Sorrisi. Sentii un profumo, poi niente.

Rividi mia madre insieme  tutti i parenti più cari dopo l’operazione, sì, io mi sono operata alle adenoidi a 5 anni. Un ricordo lungo ma corto come la poesia di William Blake.

 

POESIA        di Mattia Santacroce

A me questa poesia mi fa pensare a tutti i bambini che abitano per strada, mangiano i rifiuti e anche alla gente che emigra da altri paesi per motivi di guerra per la fame.

 

***GRAZIE PER L’ATTENZIONE***